Riallacciare il patto di solidarietà intergenerazionale.
Si tende a dimenticare che ad azioni corrispondono sempre reazioni. Abbiamo negli ultimi 50 anni avuto una smisurata fiducia nei mercati che ci facevano competere gli uni contro gli altri, un paese verso l’altro: egoismo contro egoismo.
Tale base di crescita ci ha portato al collasso: economico, culturale e ambientale. Il libero mercato basato sulla competizione mirata al solo profitto, si pensava potesse essere il migliore tra i sistemi di progresso possibile: alcuni ancora oggi lo credono, pur avendo di fronte l’esteso deserto materiale e culturale che questi mercati hanno prodotto e continuano a produrre. Non è solo una desertificazione della grande ricchezza di competenze del saper fare, sacrificata sull’altare di coloro che, pur non sapendo fare, sapeva come concorrere facendo sponda su paesi emergenti e sulle loro minori tutele, ma, cosa ben più grave, costituisce una desertificazione dei valori etici del lavoro.
Guardiamo al mondo che stiamo consegnando alle generazioni future. Ancora basato sullo stesso sistema nefasto, con un ambiente drasticamente modificato che riduce fortemente la fiducia nel futuro imprimendo una fortissima apprensione per la vita futura. Con un forte cortocircuito tra un’educazione familiare dei nostri figli impartita al rispetto delle regole del sistema sociale, e il mondo invece che gli stiamo consegnando modificato drasticamente da quelle regole che chiediamo loro di rispettare.
Abbiamo ciecamente adottato un sistema economico senza avere la capacità critica di capire se i suoi effetti avrebbero migliorato o peggiorato le nostre condizioni comuni. Oggi gli effetti di tali politiche economiche sono sotto i nostri occhi e li possiamo senza dubbio commentare, capire per poter poi modificare il sistema economico in un sistema completamente sostenibile. I cambiamenti climatici sono ormai un fatto e gli effetti oggi irrompono con la loro desolante evidenza: alcuni paesi non più vivibili per il caldo estremo, altre popolazioni le cui terre sono ormai sommerse dall’innalzamento dei mari dovuto allo scioglimento dei ghiacciai e dei poli, e conseguentemente esodi di popolazioni che cercano di sopravvivere a questi cambiamenti; guerre che si innescano proprio per la scarsità di acqua potabile e di cibo che tali situazioni provoca, la nostra agricoltura che è in trincea e cerca di adattarsi ai cambiamenti climatici con gravi difficoltà, l’ambiente compromesso risponde con eventi atmosferici devastanti e sempre più frequenti.
E gli adulti, che dovrebbero essere delle guide per i nostri ragazzi, cosa fanno? Ascoltano senza capire. Scavano trincee e barricate a difesa di logiche che minano la nostra esistenza su questo mondo, continuando a nutrire i singoli egoismi e, cosa ancor piú grave, divaricando ancora di piú la distanza, fatta di prossimità e di solidarietà, con le future generazioni. L’idea di quel miglioramento progressivo che dovrebbe essere alla base della nostra vita e del nostro operato, e che costituisce la fondazione oggi purtroppo precaria, della nostra costituzione: è questo che abbiamo compromesso.
Cosa fare?
In questo panorama desolante brilla una debole fiamma. La speranza ci viene ancora una volta dai nostri ragazzi, portatori sani di anticorpi verso quel sistema nel quale noi ancora ci costringiamo a utilizzare; e mentre il cancro degli egoismi, degli uni contro gli altri, continua a crescere, loro, i nostri ragazzi, lottano per un cambiamento culturale comune giusto, con una capacità di lettura della nostra realtà che dovrebbe appartenere più a noi adulti che a loro neanche diciottenni; con una sensibilità nuova che prorompe ogni giorno di più, coscienti di stare lì a combattere per il bene comune e a fare quello che dovrebbero fare gli adulti: ascoltare, capire e agire per migliorare.
La continuità di miglioramento progressivo, basata sulla solidarietà intergenerazionale, deve essere riallacciata. Barricate tolte e trincee ripianate. Dovremmo far progredire le loro convinzioni, proteggerle, farle crescere coerentemente con i principi che noi abbiamo impartito loro, nella speranza che diventino degli adulti coscienti. Dovremmo togliere quei corto circuiti che da un momento in poi indicano ai nostri ragazzi che la strada che devono perseguire, per entrare nel mondo degli adulti, non è più quella lastricata dagli insegnamenti che abbiamo dato loro, ma è invece basata sull’iniquità e sull’egoismo che distrugge la nostra cultura di solidarietà sociale e incendia la nostra casa comune.
La convinzione dei giovani dovrebbe diventare la nostra, nella speranza che loro riescano dove noi adulti abbiamo fallito.