Viviamo in un periodo di visioni a corto raggio. In un’intervista di qualche tempo fa mi chiedevano quale fosse il modo per ridonare valore alla cosa pubblica. Come potesse il bene comune tornare ad essere beni importante per ogni singolo privato. Risposi che centrare questo obiettivo importantissimo, la politica avrebbe dovuto far intravedere un progetto talmente tanto coraggioso da far innamorare l’intera cittadinanza. É importante oggi colmare una fessura molto profonda che si è formata, in tanti anni di cattivi esempi, nel considerare il bene pubblico terreno di esclusiva conquista dell’interesse privato. Si è creata una diffidenza nella cittadinanza tale che oggi è molto complicato coinvolgere tutti in un unica visione comune. Ognuno pensa al proprio tornaconto. E se qualcuno che, invece, fa cose disinteressatamente, per il solo bene pubblico che è anche il suo bene e quindi un tornaconto c’è , è quello di tutti, ebbene tutti lo guardano con sospetto.. ci deve essere qualcosa sotto.
Tanti anni di un’economia indirizzata esclusivamente al proprio tornaconto personale, ci ha trasformati in essere egoisti. Mentre oggi, è evidente, la cosa più importante di tutti è tornare a credere e difendere a tutti i costi la nostra cosa pubblica. Tanto egoismo ha portato alla rovina del nostro ambiente in cui viviamo: edilizia scadente che ha creato spesso luoghi invivibili, incubatoi di illegalità. Già perché dove c’è l’abbandono della cosa pubblica, dove ci si sente isolati dal mondo, lì dove non c’è altro orizzonte se non quello del degrado urbano privo di prospettive costruttive, dove non c’e’ la possibilità di potersi connettere alla vita del paese, al lavoro, allo studio e spesso anche a cose basilari come la sanità, lì attecchisce la delinquenza che resiste ad ogni tipo di degrado e che anzi ne costituisce il suo concime straordinario.
Noi non possiamo non avere, nella gestione del nostro territorio, un orizzonte di riconversione e di riammagliamento di quei pezzi di città che sono isolati. Dobbiamo sentirci tutti parte di un grande progetto comune. È l’architettura lo strumento principe straordinario che ridà coscienza e che ridefinisce i vari territori. Sono gli interventi d’architettura visionari che nella nostra storia si sono fatti strumento efficace di progressione culturale e sociale, e che possono tornare ad esserlo. Tutto è nelle mani della politica. Ma serve una nuova visione globale. Un progetto pubblico di grande coraggio, unico, riconosciuto trasversalmente per la bellezza della sua ricerca e che ci porti, come successo altre volte in passato, ad essere orgogliosi, e curiosi, delle nostre città.
Questo tipo di approccio attrae le migliori forze. Le forze di coloro che cercano espressione in quelle città disposte ad accoglierle e a farle crescere attraverso le forze di altri, in un confronto culturale produttivo ed espressivo che precipita in edifici ed oggetti d’arte che condensano le passioni ed il sentire attuale.
Ci vuole coraggio per avere una visione e molto più coraggio nel volerla costruire e ad avere la forza di tirarsi dietro tutta la cittadinanza.