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Lo scudo dell’impero di Spagna fra il 1580 e il 1640

Nello stesso periodo di tempo si è proceduto al restauro conservativo di due stemmi presenti sugli edifici in Frattina 62 e in Via degli Spagnoli 49. Gli stemmi sono in tutto simili e, come vedremo, sono entrambi stati realizzati a pochi anni di distanza uno dall’altro. Ambedue risalgono al periodo che va dal re Filippo II al re  Filippo IV.

1. Stemma Filippo II ante 1580

“Filippo d’Asburgo (Valladolid, 21 maggio 1527 – San Lorenzo de El Escorial, 13 settembre1598), noto anche come Filippo il Prudente (Felipe el Prudente), dal 1556 alla sua morte fu re di Spagna come Filippo II, re del Portogallo e Algarve (dal 1581), re di Sicilia, re di Sardegna, re di Napoli (dal 1554) come Filippo I (in portoghese Filipe I) e duca di Milano (dal 1540). Fu anche re consorte d’Inghilterra dal 1554 al 1558 (sebbene, nell’ultimo periodo, avesse fatto pressioni per divenire re regnante, ma senza successo).

Filippo d’Asburgo fu dal 1553 Re di Sicilia e di Napoli avendo l’Imperatore Carlo I di Spagna (Carlo V imperatore del Sacro romano Impero), padre di Filippo, ceduti tali regni al figlio, due anni prima della sua abdicazione. Tali regni sono nello stemma imperiale di CarloV perché provenienti dalla corona di Ferdinando Trastamara detto il cattolico, Re di Aragona, sposo consorte di Isabella di Castiglia”.

Come si è visto dopo il 1581 con l’annessione del Portogallo alla Spagna lo scudo d’arme di Filippo II cambierà con l’annessione dello scudo del Portogallo nella zona centrale.

Filippo II diventa re del Portogallo e dell’Algarve a partire dal 1581:

2. Stemma del Portogallo

“Nel 1578 il giovane re Sebastiano I del Portogallo morì nella Battaglia di Alcazarquivir non lasciando alcun erede; gli succedette lo zio, ultimo membro legittimo della casata di Aviz, Enrico I. Il nuovo sovrano era però già anziano e soprattutto era diventato cardinale e inquisitore generale; solo il papa Gregorio XIII avrebbe potuto liberarlo dai suoi voti per consentirgli di tornare allo stato laicale, sposarsi e sperare di avere un erede. Ciò non avvenne e quando il Cardinale-re Enrico I morì, nel 1580, si aprì la Crisi di successione portoghese. Dopo la scomparsa di Enrico I fu disposta la creazione, secondo le volontà del defunto, di un consiglio di reggenza, mentre fu convocata la dieta ad Almereim per scegliere il nuovo sovrano.
Furono tre le rivendicazioni più forti verso il trono del Portogallo: quella dei duchi di Bragança, Caterina e Giovanni I, quella di Filippo II di Spagna, consorte di Maria Emanuela d’Aviz (infanta di Portogallo e sua cugina per essere la madre Caterina d’Asburgo, la sorella di Carlo V), e quella dell’infante Antonio, priore di Crato. L’infante Antonio ruppe gli indugi e, invocando il sentimento anti-spagnolo assai diffuso presso la popolazione, riuscì a farsi proclamare re del Portogallo, spingendo i membri del Consiglio di reggenza a fuggire in Spagna e a proclamare sovrano Filippo II. Quest’ultimo che da tempo aveva approntato un corpo di spedizione di oltre trentacinquemila uomini al comando di Fernando Álvarez de Toledo, Duca d’Alba, aprì le ostilità e invase il paese.
Nella Battaglia di Alcântara l’esercito spagnolo disfece le milizie portoghesi di Antonio, che fuggì nelle Azzorre. Filippo II poté facilmente occupare Lisbona, incamerando i cospicui beni della corona portoghese, e il resto dello Stato, comprese le colonie del Brasile, delle Indie Orientali e le basi commerciali in Africa e Asia. L’anno seguente Filippo II fu riconosciuto legittimo sovrano dalle corti portoghesi riunite a Tomar, dietro però la promessa di mantenere separati i due Stati e di mantenere la valuta, il governo e il diritto portoghesi; incominciava così l’Unione iberica.
Nel 1583 Filippo fece ritorno in Spagna nominando il nipote Alberto d’Austria viceré e istituendo a Madrid un nuovo consiglio specializzato per indirizzarlo sui temi portoghesi. Per accattivarsi la nobiltà del regno concesse numerose posizioni nei tribunali spagnoli.”

3. Stemma presente sulla facciata di Via Frattina 62 – Roma
4. Stemma presente sulla facciata dell’edificio di Via degli spagnoli 49 – Roma.

 Dal 1581, quindi, entra nello scudo di Filippo II lo scudo portoghese, presente nella zona centrale e composto da una cornice rossa all’interno della quale vengono rappresentati sette castelli ciascuno aventi tre torri.

In ambedue gli scudi, quello di Via Frattina 62 e quello di Via degli Spagnoli vi è la presenza dello scudo del Portogallo.
Questo ci permette di datare ambedue gli scudi nel lasso di tempo in cui il Portogallo appartenne alla corona spagnola: ossia dalla sua conquista da parte di Filippo II dal 1580 al 1640 per abdicazione di Filippo IV.

Lo scudo d’arme di Navarra.

Un’ulteriore indicazione ci arriva dallo scudo di Via degli Spagnoli 49: proviene dall’unica differenza costituita dalla presenza del regno di Navarra. Una catena su sfondo rosso presente nella parte centrale a destra dello scudo del Portogallo.
Tale presenza è significativa e rappresentativa di un avvenimento storico importante per Filippo II e per l’intera Europa: la guerra dei tre Enrichi. Portato all’interno dello stemma reale da Ferdinando II d’Aragona, lo stemma di Navarra è presente ancora nello stemma imperiale di Carlo V, padre di Filippo.

“La guerra dei tre Enrichi fu un conflitto che tra il 1585 e il 1589, nell’ambito delle guerre di religione francesi, contrappose per la successione al trono di Francia il campione della Lega cattolica Enrico di Guisa, appoggiato da Filippo II di Spagna, a Enrico di Navarra, portabandiera degli Ugonotti appoggiato dal re francese Enrico III di Valois. Il conflitto terminò in seguito agli assassini di Enrico di Guisa e di Enrico III di Valois e alla successiva proclamazione a re di Francia di Enrico di Navarra.”

6. Stemma di Ferdinando II d’Aragona
5. Stemma dell’imperatore Carlo V

Enrico di Navarra, Re di Francia dal 1589 (è lo stesso dell’abiura del calvinismo “Parigi val bene una Messa”) portò nel proprio stemma d’armi, la catena su fondo rosso con al centro uno smeraldo e dall’altra i tre gigli dei francesi su sfondo celeste.
“Enrico IV di Borbone, detto Enrico il Grande (le grand) (Pau, 13 dicembre 1553 – Parigi, 14 maggio 1610), è stato re di Francia, primo della dinastia Borbone. Figlio di Antonio di Borbone e della regina Giovanna III di Navarra, nel 1572 ereditò la corona di Navarra dalla madre, divenendo Enrico III di Navarra. Nel 1589 subentrò a Enrico III di Francia, essendo erede presunto per la morte del duca d’Angiò, aprendosi la strada per Parigi solo nel 1594, dopo aver compiuto l’abiura della religione calvinista, divenendo il primo monarca del ramo Borbone della dinastia dei Capetingi ad assurgere al trono. Fu detto il Grande, ma ebbe anche il soprannome di Vert Galant, espressione letteraria che designa l’intraprendenza amorosa che caratterizzò Enrico, nonostante l’età avanzata in cui conquistò il trono.”

7. Stemma di Enrico di Navarra (Enrico IV di Borbone)

Sebbene lo stemma d’armi della Navarra passerà ufficialmente nel Regno di Francia solo nel 1620, con la dichiarazione di formale d’annessione nel 1620 da parte di Luigi XIII Re di Francia, già dal 1589 lo stemma di Filippo II non presenterà più il simbolo di Navarra. La sconfitta del re spagnolo che aveva appoggiato nella guerra tra i tre Enrichi, Enrico di Guisa, era stata indubbiamente molto importante. Ed Enrico III di Navarra era ormai anche Re di Francia.

Il Regno di Sicilia ed il Regno di Napoli

Il regno di Sicilia presenta due aquile specchiate e i pali rossi su sfondo giallo simbolo della corona aragonese. Lo stemma, in origine inquartato normalmente, nasce come arme di pretensione di Pietro III d’Aragona sul trono di Sicilia. Con Federico III, assume la definitiva inquartatura in croce di Sant’Andrea con, al 1° e 4° quarto, le barre d’Aragona e con, al 2° e 3° quarto, l’aquila di Svevia-Sicilia. Questa versione, con scudo coronato, vede le aquile affrontate.



8. Stemma Luigi XIII Re di Francia

Il Regno di Sicilia tornerà ad essere aragonese, dopo i Vespri siciliani che cacciarono gli angioini.

Nel 1282 il 30 marzo, un lunedì dell’angelo, ci fu un episodio che diede inizio ai Vespri siciliani: sembra che un soldato francese abbia fermato una coppia di nobili e che con fare truce volesse perquisire la nobildonna. A quel punto il consorte estrasse la spada e lo uccise. Da quel momento scoppiò la rivolta contro gli Angioini. Carlo I d’Angiò dovette ritirarsi nel Regno di Napoli, ma si riorganizzò e tornò con un esercito costituito da una flotta con 24000 cavalieri e 90000 fanti nel luglio del 1282. I nobili siciliani, legati ancora al lignaggio degli Altavilla, memori dell’amata regina Costanza d’Altavilla, chiamarono Pietro III d’Aragona a reclamare il trono di Sicilia. Pietro III si era sposato con Costanza figlia dell’ultimo re degli Altavilla Manfredi e nipote dell’ultima regina Normanna Costanza di Altavilla e figlia quindi di Federico II di Svevia.

Pietro d’Aragona giunse a difesa della Sicilia sbarcando a Trapani il 30 agosto ed il 4 settembre fu incoronato Re di Sicilia a Palermo. La corona di Sicilia passò direttamente alla corona Spagnola alla morte di Ferdinando II il cattolico, a sua figlia Giovanna la pazza. Giovanna la Pazza sposò Filippo d’Asburgo: da qui la dinastia asburgica spagnola che vede i regnanti Carlo I (Carlo V imperatore), Filippo II, Filippo III, Filippo IV, Carlo II e Carlo III. Il regno di Napoli presenta invece lo stemma di Gerusalemme. Tale stemma deriva dall’acquisizione da parte di Carlo D’Angiò del regno di Gerusalemme, da Maria di Antiochia.
Dal 1277 la Croce di Gerusalemme fu inserita da Carlo d’Angiò nel suo scudo e da allora fu sempre presente nello scudo d’arme del Regno di Napoli (approfondimento su stemma di Gerusalemme in allegato n.01)

9. Scudi d’armi di Napoli e Sicilia

Il diritto sul regno di Napoli passerà al Regno di Aragona attraverso Giovanna II di Napoli (D’Angiò-Durazzo) che promise al re aragonese Alfonso V nel 1421 la corona di Napoli se fosse corso in aiuto contro la guerra mossale da Luigi III d’Angiò Valois (sostenuto dal Papa Martino V). Dopo alcuni anni di guerra nel 1442 Alfonso d’Aragona diventò re di Napoli e Re di Gerusalemme. Dopo varie vicissitudini Ferdinando II il Cattolico, nipote di Alfonso V, annetterà il regno di Sicilia, Napoli e Gerusalemme alla corona spagnola: da qui la presenza nello scudo d’arme del Regno spagnolo della Corona di Sicilia e di quella di Napoli presenti in ambedue gli scudi su Via Frattina 62 e Via degli spagnoli 49.

Per questo sopra esposto si può datare lo stemma di Via degli Spagnoli con sufficiente certezza tra l’annessione del Portogallo del 1580 e l’ascesa al trono francese di Enrico III di Navarra nel 1589.

Mentre lo stemma di Via Frattina 62, vista la mancanza delle armi di Navarra, dovrà datarsi successivamente al 1589 nel regno di Filippo II fino al 1640 data dell’abdicazione al trono portoghese da parte di Filippo IV di Spagna (Filippo III di Portogallo).
Alcune annotazioni di merito inerenti le iscrizioni alla base degli scudi e facenti riferimento all’appartenenza degli stabili agli ospedali della chiesa dei SS Giacomo e Ildefonso.
L’iscrizioni presente nello scudo di Via Frattina è stata ampiamente rimaneggiata e ci si trova di fronte all’esigenza di ricostruire filologicamente l’iscrizione attraverso la lettura stratificata. Sono presenti e leggibili infatti le prove di spaziatura sul fresco originali tracciate a prova di ciò che fu poi l’effettiva realizzazione. Successivi restauri e rimaneggiamenti hanno contribuito a rendere l’iscrizione di fatto non corretta:
per esempio è perfettamente riconoscibile il dittongo latino AE così come altre lettere che contribuiscono a rendere il restauro dell’iscrizione originale, possibile. Ulteriore annotazione: la H mancante nello scudo di Via Frattina, ma ancora presente nello scudo di Via degli Spagnoli. Non vi è traccia di alcun solco che indichi la presenza in origine dell’H per la dicitura latina di Hospitalis nello scudo di via Frattina.